Lettura per la primavera: “A proposito del senso della vita” è il libro scelto per questo primo trimestre 2023. Un libro di poche pagine eppure di spessore che non deluderà il lettore che vorrà misurarsi con un tema così pregnante e allo stesso tempo demodé.
Le domande esistenziali appaiono così anacronistiche e fuori posto in un mondo ormai dominato dalla logica dell’apparenza e del consumo. Ma il COVID ha fatto riemergere l’antico malessere che affligge gli esseri umani e che Mancuso identifica con la mancanza di identità. Viviamo in una condizione “dissociata”, sia da noi stessi che dagli altri. E questa vaghezza porta spesso alla costruzione fittizia di un’identità oppositiva, creando conflitti e nemici. Tuttavia, non dobbiamo abbandonarci al regno dell’assurdo e del non-senso. C’è ancora qualcosa che può fare luce attorno a noi.
Rettificare le Parole
È importante comprendere il senso profondo delle parole, perché è con le parole che pensiamo e attraverso il pensiero concepiamo le nostre azioni nel mondo. Nella proposta di Mancuso, il senso della vita va dunque “rettificato” e articolato in tre dimensioni intrecciate tra loro. Queste rimandano alle tre diverse accezioni semantiche della parola senso, come significato, sensazione e direzione.
Come nota l’autore, ci sono persone che negano il senso della vita in base alla prima accezione. Ritengono cioè che la vita non abbia alcun significato, che non vi sia alcun mistero da svelare, né alcuna dimensione sovrasensibile a cui accedere. Difficilmente, però, queste stesse persone negherebbero la sensazione (nel libro l’autore lo chiama il “gusto”) della vita mentre la si vive. E nemmeno la terza dimensione, quella della direzione e del viaggio, della vita che scorre in avanti. Attraverso questa tripartizione il filosofo neutralizza l’obiezione nichilista, ma anche la visione biologica per cui la vita serve solo a riprodurre se stessa.
Perché il dolore?
Il male, il dolore e la perdita sono entrati di prepotenza nello spazio del quotidiano, da cui più o meno consciamente tentiamo sempre di scacciarli. A quel punto però non potevamo più ignorarli e ci siamo chiesti il senso del loro esistere. Mancuso prova a considerare il male e la sofferenza non come qualcosa da eliminare, ma come una prospettiva ineludibile all’interno della vita stessa. E citando il teologo Pierre Teilhard de Chardin, scrive che il dolore è il motore (indesiderato) del progresso. Il male e il conseguente non-senso sono l’inevitabile prezzo da pagare per la costruzione del senso. Costruzione che si rivela in tutta la sua praticità nell’intimare di aggiustare e non giustificare la vita. Se il male è sotto i nostri occhi non dobbiamo fuggirne, né passivamente accettarlo, ma agire concretamente per rendere la vita sempre meno ingiusta e dolorosa.
Libertà e Sinergia
Le tesi proposte dall’autore sono essenzialmente due:
- la prima, incentrata sul valore della libertà, è che non c’è senso senza consenso. Questo significa che ognuno di noi è l’artefice o l’interprete ultimo del senso che decide di dare alla propria vita. Siamo noi i responsabili del senso della nostra singolare esistenza qui e ora. Il senso quindi può esistere oppure no. Dipende da noi.
Questa tesi riconosce la libertà e la singolarità dell’individuo, che ha sempre la possibilità di acconsentire alla vita. - la seconda tesi porta invece al centro la relazione e si esprime così: il senso della vita è la sinergia. Il termine sinergia è ripreso dal filosofo Marco Aurelio, ed è interpretato da Mancuso come il legame costitutivo di qualsiasi forma di vita e tra le diverse entità. Tutto è relazione, aggregazione, interazione, contrariamente a quanto affermato dalla supremazia della sostanza aristotelica. E in quest’ottica le due tesi si ricongiungono poiché “il sentire è sempre consentire, sentire-con, nel senso che si sente quello con cui siamo collegati”.
Il bilanciamento armonioso
Con queste due tesi, il filosofo cerca di raggiungere un bilanciamento armonioso tra le prerogative individuali e la prospettiva relazionale. Il peso eccessivo che l’Occidente ha sempre attribuito alla soggettività deve essere temperato ripensando il sé non solo in relazione, ma come relazione. È da qui che diventa possibile e necessaria la ricerca del senso come costruzione personale e relazionale.
L’ego deve ritirarsi e lasciare spazio alla percezione di un vuoto interiore che tutti noi sperimentiamo. Questo vuoto può generare paura, sconforto e la tendenza a colmarlo con oggetti e idee vane e superflue. Ciò di cui invece abbiamo bisogno è riscoprire e preservare questo vuoto, comprendendo che esiste qualcosa di più grande dell’io. Qualcosa a cui ognuno di noi potrà dare un nome diverso.
Conclusioni
Lettura per la primavera: “A proposito del senso della vita” è un’àncora preziosa in questi tempi difficili perché ci insegna che il senso e la direzione della nostra vita vanno costruiti giorno per giorno, a piccoli passi, nella consapevolezza di trovarci in presenza di qualcosa di più grande di noi stessi.
Dettagli
Autore: Vito Mancuso
Editore: Garzanti
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 6 maggio 2021
Pagine: 112 p.