Perché la distinzione linguistica è potente? Perché amplia le possibilità di scelta dell’osservatore offrendogli l’opportunità di agire in modo diverso per raggiungere i suoi obiettivi.
Il titolo suggerisce un’idea che può essere percepita come provocatoria ma ha un fondo di verità: il linguaggio non è “innocente”. Le parole che utilizziamo racchiudono un’enorme forza che possiamo utilizzare a nostro pro o contro. Il “come” conversiamo (con noi stessi e con gli altri) condiziona i risultati che otteniamo. Dal mattino alla sera, passiamo molto tempo a conversare e questo indipendentemente dall’età e dal lavoro. Visto ciò, ci sembra – oltre che interessante – utile porre attenzione, cura, al “cosa e come” conversiamo affinché acquisiamo abitudini volte a massimizzare il nostro potenziale.
La distinzione linguistica è potente perché offre l’opportunità di dare, a cose e situazioni, nomi diversi. E’ un vantaggio che ci interessa molto perché quando distinguiamo apprendiamo qualcosa di nuovo che amplia il nostro punto di vista tanto da farci agire in altro modo.
Un esempio utile in tal senso ci viene dalla scienza. Oggi siamo in grado di distinguere cellula, molecola, atomo grazie ad una strumentazione che ci ha permesso di osservare una parte della realtà che è sempre stata sotto i nostri occhi però non potevamo vederla. Nel mondo del lavoro non è diverso. In ogni ambito si è affermato un linguaggio che distingue per essere maggiormente efficaci. Ad esempio, un avvocato distingue tra dolo e colpa, un progettista sociale tra obiettivo/ generale/i e specifico e così via.
Un secondo aspetto da sottolineare, è che solo siamo capaci di osservare quello che possiamo distinguere linguisticamente. Detto in altro modo, non possiamo distinguere ciò che non conosciamo.Una persona degli inizi del secolo scorso, posta di fronte ad un computer portatile probabilmente sarebbe in grado di descriverlo come oggetto composto di differente materiale (metallo, plastica, cristalli,…) ma mancherebbe delle distinzioni necessarie per nominarlo e ancor meno per farlo funzionare.
Il coaching aiuta le persone ad ampliare il proprio punto di vista, a cercare nuove forme per osservare la realtà per incontrare nuove opzioni che prima non si vedevano. Per questo utilizziamo le distinzioni come strumenti. Lavoriamo con parole che le persone utilizzano abitualmente con una determinata interpretazione e la recuperiamo per darle una nuova visione, una nuova sfumatura che favorisce la riflessione, il cambio di prospettiva ed infine l’azione.
Le distinzioni non sono qualcosa di statico. L’importante non è l’interpretazione che diamo alla parola bensì le nuove possibilità che ci offrono; ad esempio: agire in modo diverso rispetto al passato e scoprire che questo ci conviene.
Prima di concludere, alcune precisazioni: 1. differenza tra conoscere e distinguere; 2. correlazione tra osservatore e distinzione.
- Chi conosce qualcosa può intenderlo razionalmente e comunque viverlo come qualcosa di estraneo a sé. Ad esempio, molti di noi conoscono che la qualità del vino dipende da un lavoro costante, scelte ben definite, qualità del terreno ma anche da fattori indipendenti dalla volontà dell’uomo come il clima. Tuttavia, solo i più esperti sono capaci di distinguere, attraverso la degustazione, il profumo e l’aroma dei vini così come le annate.
- In secondo luogo, chi distingue è sempre un osservatore “parziale” che vede il mondo con le proprie lenti frutto di esperienze e credenze. E’ impossibile separare l’oggetto dall’osservatore: la distinzione risente della “lente” (più o meno a fuoco) con cui si guarda l’oggetto. Se la percezione della realtà è soggettiva, allora dobbiamo accettare la possibilità che esistano tante interpretazioni quanti sono gli osservatori e che tutte siano legittime.
Tutti possono beneficare dell’apprendimento di nuove abilità a conversare. Nel lavoro come nelle relazioni personali, lo sviluppo di questa abilità facilita chiarezza di idee, una migliore comunicazione, una qualità della vita superiore.


