“Dimmi che vacanze fai e capirai chi sei” è un articolo provocatorio che vuole indurre il lettore a non sottovalutare né il periodo di riposo e recupero né l’occasione che la vacanza ci offre per esplorare e (ri) conoscere parti di noi solitamente sopite durante l’anno.
La nostra società ci gestisce spesso il tempo ora per ora, ma l’uomo continuamente occupato si conosce di meno perché meno consapevole. Così corre il rischio di non cogliere bene la complessità dell’animo umano, quel senso di vuoto che è ad un tempo desiderio di realizzazione e di esplorazione dell’ignoto.
Le vacanze sono per eccellenza il momento in cui abbiamo a disposizione più tempo libero: da come lo usiamo si può capire meglio chi siamo.
Esseri liberi da…
Le vacanze sono per eccellenza il momento in cui abbiamo a disposizione il tempo, perché la giornata non è strutturata nelle occupazioni quotidiane, lavorative o scolastiche che siano.
«Vacanza» deriva dal verbo latino «vacare» che significa «essere libero da», ma che include in sé anche la finalità («per dedicarsi a qualcosa d’altro»).
Nel suo significato etimologico la parola «vacanza» sottolinea che il tempo libero è una forte provocazione ad affermare e a riconoscere le passioni, i talenti, quanto amiamo. Da come utilizziamo il nostro tempo libero si può capire meglio chi siamo.
L’inganno dell’impegno continuo
Il divertimento continuo e l’occupazione continua della propria giornata con mille attività sono un inganno, come ben sottolineava Leopardi nello Zibaldone:
Né la occupazione né il divertimento qualunque, non danno veramente agli uomini piacere alcuno. Nondimeno è certo che l’uomo occupato o divertito comunque, è manco (meno) infelice del disoccupato, e di quello che vive vita uniforme senza distrazione alcuna… Occupata o divertita (sottointeso la vita), ella si sente e si conosce meno, e passa, in apparenza più presto, e perciò solo, gli uomini occupati o divertiti, non avendo alcun bene né piacere più degli altri, sono però manco infelici: e gli uomini disoccupati e non divertiti, sono più infelici, non perché abbiano minori beni, ma per maggioranza di male, cioè maggior sentimento, conoscimento, e diuturnità (apparente) della vita.
L’uomo continuamente occupato si conosce di meno, quindi: da una parte comprende meno i propri desideri e le passioni, dall’altra corre il rischio di non cogliere bene la complessità dell’animo umano, quel senso di vuoto che è ad un tempo desiderio di compimento e di infinito.
Le scelte apparenti
La nostra società spesso ci gestisce il tempo libero ora per ora, come nei villaggi turistici dove il divertimento è sentirsi dire cosa fare. Riempire il vuoto per mettere a tacere “il silenzio”, è la parola d’ordine attuale per “non incontrarci” . Molti non si avvedono, però, di non essere davvero liberi in questo modo di agire, presuppongono di stare bene, semplicemente perché non sentono più la domanda. Lasciando che una montagna di piaceri anestetizzi il vero desiderio.
Nei Pensieri, Pascal definiva questo atteggiamento umano di distrazione con il termine divertissement, espressione che nel suo significato etimologico (dal latino divertere cioè «volgere qua e là, lontano dalla strada principale, dal solco tracciato») ben designa il tentativo, coscientemente o incoscientemente perpetrato, di strapparci dal nostro cuore originario.
“Dimmi che vacanze fai e capirai chi sei” è un invito a riflettere su come agiamo, quali abitudini abbiamo consolidato e quanto queste siano fonte di (in)felicità.
Conclusioni
Il tempo della vacanza è allora per eccellenza il momento in cui le persone sono liberi dalle solite occupazioni per dedicarsi ad altro, magari a quelle passioni e a quegli interessi a cui non ci si può dedicare con troppa cura durante l’anno.
La vacanza è, però, anche il tempo della ricarica, del recupero delle energie, della sosta e della ripartenza, della riflessione e del movimento, della solitudine e della compagnia.
È l’occasione di frequentare maggiormente gli amici, di scoprire nuovi luoghi, di dedicarsi alla lettura, di vedere qualche buon film.
La vacanza è il tempo della libertà, non come liberazione dallo studio o lavoro, ma perché obbliga alla fatica e alla responsabilità della libertà e della sincerità. È il tempo in cui viene a galla quello che vuoi veramente.