E’ un evento che su succede, anno dopo anno, da moltissimo tempo, quindi: perché parlare di occasione? La grande occasione del Natale, a mio avviso, risiede proprio in questo: la sua ripetitività. E’ quel momento dell’anno in cui alcuni coraggiosi si pongono domande e cercano di darsi risposte su com’è andato l’anno che si sta concludendo e come sarà quelo che verrrà.
Occasione sta nel cogliere questo tempo per capire ciò che non va, mettere un punto e ricominciare una vita di senso e non di apparenza.
Il contesto simbolico del Natale
Quello natalizio, sembra essere un contesto altamente simbolico. C’è qualcosa che finisce e che si appresta ad iniziare di nuovo: nella fine e nell’ inizio dell’anno si richiama, nel nostro mondo interno, la ciclicità della vita, di quel senso che ci fa sentire parte di una storia più grande.
Ci apprestiamo allora, inevitabilmente, a fare qualche bilancio. Come per una nuova vita, per il nuovo anno, nutriamo speranze e desideri, sogni e visioni (ben distinti, come spiego in questo articolo): si apre uno spazio di consapevolezza tra ciò che è stato, ed uno ancora tutto in progettualità che muove alla curiosità e fantasia, la magia di quanto ancora è possibile, ancora deve accadere.
La grande occasione del Natale? Che crediate o no, è il simbolo di un rinnovamento, di una rinascita, della capacità di fare pace con il passato, perdonare la realtà, e apprestarsi a vivere ancora ad occhi e cuore aperti al possibile. Indipendentemente che sentiate il senso religioso o no della festività, il Natale si presta comunque ad essere l’occasione per riavvicinarci e prenderci cura della nostra spiritualità, della nostra essenza oltre l’apparenza.
Ciò che fa la differenza
Parliamo e ci concentriamo sulle questioni pratiche, bisogna essere concreti. Ma che lo addebitiate a Dio o chiunque altro, il nostro sentire profondo, il senso che abbiamo di noi stessi, il valore che diamo alle relazioni che viviamo, sono quello che ci qualifica, che ci permette di vivere appieno e sentirci delle persone complete.
Sono i nostri sentimenti che ci rendono quello che siamo e che fanno la differenza: quando ci vediamo con le persone amate, quando andiamo a cena da amici, quando vediamo un film con il partner, lo facciamo non per mangiare, acculturarci, o passare il tempo, ma per curare e nutrire i nostri sentimenti. Che la chiamate anima o essenza, che la percepiate come presenza del divino o come quell’inspiegabile mistero che alberga nel cuore, c’è dell’altro oltre in noi!
Fermarsi
Mentre nel resto dell’anno corriamo senza sosta apparendo come palline di un flipper che schizzano da un luogo all’altro da un impegno all’altro (palestra, figli, amici, genitori, lavoro, bollette,…) sopprimendo i segnali del corpo come lo stress e la rabbia, in questo periodo impegnamoci a creare uno “spazio di consapevolezza”. Come fare?
Fermiamoci! Lasciamo che questo sia un periodo di pausa ed ascolto. Occupiamoci del nostro spirito, di quello che siamo e vogliamo essere come persone, del progetto di vita che vogliamo per noi stessi come esseri umani. Sarà solo da un ascolto sincero che potremmo fare scelte consapevoli, coerenti con la nostra essenza e capaci di rednerci felici.
Un modo per fermarci a riflettere ed entrare in contatto con noi stessi può essere scoprire cosa ci fa stare veramente bene, dando spazio ad un’attenzione intenzionale che renda la mente osservatrice e non giudicante di quel che c’è. Riscoprire l’altro, attraverso ascolto e cura, ci può far uscire dalla nostra comfort zone ed aprirci possibilità che fino ad oggi il nostro ego ci ha precluso.
Ritagliamoci degli attimi per rinnovare la nostra capacità di guardare alla sostanza delle cose e lasciar andare abitudini non salutari.
Conclusioni
Qual è la grande occasione del Natale? Le Feste sono quasi alle porte e forse lo sono anche le nostre aspettative di come dovranno svolgersi. La consapevolezza può davvero essere un alleato importante per esplorare le Feste con occhi rinnovati osservando il nostro desiderio che le cose vadano in un certo modo, la nostra reattività in famiglia, la disponibilità ad ascoltare chi ci sta vicino; soprattutto per coltivare la lentezza nonostante il frastuono e “prenderci cura del noi” e non solo del “me”.
