L’affermazione, un po netta, nasce dal fatto che sempre più spesso ci imbattiamo in questa parola. Dalla carta stampata alla rete, è un continuo invito a leggere o frequentare incontri basati sulla “mindfulness”. Ma venendo al dunque, Mindfulness: cos’è e cosa non è. Al di là della esterofilia che ha sempre attecchito nel nostro paese (le parole in altra lingua generano mistero ed una certa riverenza e credibilità), la parola esprime un concetto, direi, uno stile di vita che risale a 2.500 anni e che ha generato interesse, in particolare quello delle neuroscienze (vai all’articolo)!
Che cos’è la mindfulness
“Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante” (Kabat-Zinn, 1994)
Mindfulness è anche la pratica che allena e potenzia questa capacità, dandoci la possibilità di riconoscere, rivedere e superare schemi di comportamento abituali, reattivi ed inconsapevoli, in favore di risposte comportamentali più flessibili, lucide ed efficaci nel rispetto di sé, delle proprie caratteristiche, oltre che degli altri e dell’ambiente circostante.
Mindfulness è uno “stile di vita” per vivere pienamente, qui e ora, attimo dopo attimo, la nostra vita in modo aperto e non condizionato, senza farci costantemente catturare da dialoghi interiori che ci spostano nel passato (con rimuginazioni, rimpianti, sensi di colpa,…) e/o nel futuro (con liste infinite di cose da fare, aspettative da soddisfare e piani rigidi su come le cose debbano andare).
La Mindfulness è un concetto che viene da lontano (SATI, in pāli ) ma sempre attuale. Ha la bellezza di 2.500 anni e trae le sue origini dal Buddismo, in particolare dai testi Satipaṭṭhāna Sutta e nel Anapanasati sutta. E’ la capacità di essere e vivere in modo consapevole, responsabile, autentico, attento e aperto all’innovazione e al miglioramento continuo.
Cosa non è la mindfulness
La Mindfulness quindi non è:
- un percorso spirituale o religioso, ascetico o trascendentale ma un percorso laico, ispirato a un protocollo medico, ampiamento validato dalla comunità scientifica
- una tecnica di rilassamento, come per esempio il training autogeno, perché l’intenzione che si coltiva non è quella di rilassarsi, cosa che può avvenire, ma piuttosto quella di diventare consapevoli, di imparare a stare con tutto quello che c’è, piacevole, spiacevole o neutro che sia, notando che ogni esperienza è mutevole, in continuo cambiamento e che possiamo creare qualcosa di nuovo solo lasciando andare ciò che ci ancora al passato o ci imbriglia in un futuro rigidamente predefinito
- una moda o un’esperienza new age, che ci isola dal mondo e ci estranea dalle fatiche quotidiane, mettendoci al sicuro su una “nuvoletta” personale, ma è una pratica di consapevolezza che ci immerge ancora di più nella nostra vita, rendendoci molto più consapevoli, responsabili e partecipi del mondo in cui viviamo
- sostitutiva, ma eventualmente integrativa, di altre discipline, approcci o percorsi clinici (come la psicoterapia o la psico-farmacologia), di cura della persona (come lo yoga o il pilates) o di altre leve aziendali di cambiamento e sviluppo personale e organizzativo come la formazione, il coaching, la comunicazione, lo sviluppo delle competenze tecniche, l’organizational design, etc…
- un percorso adatto a pochi, a coloro che sentono una vicinanza con le discipline e le filosofie olistiche o orientali, ma un percorso adatto a tutti, in qualunque momento di vita ci si trovi, qualunque sia il nostro contesto socio-culturale, lavorativo e personale.
L’interesse per la mindfulness
Da diversi anni è in crescita sia da parte dell’opinione pubblica che delle organizzazioni. Lo dimostra il numero esponenziale di libri, articoli e pubblicazioni sul tema, ma soprattutto il numero di iniziative di diffusione e promozione che coinvolgono un numero crescente di persone e aziende.
Le ragioni di questo fenomeno sono da ricercare nel fatto che la Mindfulness è in grado di:
- rispondere ad alcuni bisogni importanti e profondi delle persone e delle organizzazioni
- accompagnare persone e organizzazioni a ritrovare e a rafforzare un equilibrio più sostenibile tra dimensione personale, professionale e sociale.
L’elemento che rende la Mindfulness particolarmente potente ed efficace risiede nella possibilità di:
- ottenere risultati tangibili nel giro di pochi mesi, in termini di potenziamento e sviluppo della propria efficacia ed efficienza personale, credibilità ed autorevolezza, salute psico-fisica, capacità relazionale
- sperimentare e allenare in autonomia, ma anche in gruppo, questa capacità.
Ciò attraverso un lavoro di scoperta unico ed originale su se stessi, rivolto a ritrovare un migliore equilibrio tra mondo interno e mondo esterno, tra pensieri/emozioni/sensazioni e contesti organizzativi/sociali/familiari in cui viviamo.
Un equilibrio, oggi, sempre più importante per:
- sviluppare relazioni, sane e mature, basate sull’autenticità, la responsabilità, la fiducia e capaci di generare un confronto assertivo, una collaborazione ed un’integrazione vera, nel rispetto delle diversità.
- affrontare sfide complesse e mutevoli, adattamenti continui, situazioni ad elevata incertezza, alta pressione, livelli elevati e sempre più frequenti di tensione e di stress, responsabilità dirette e indirette crescenti
Conclusioni
In questo breve e non esaustivo articolo “MINDFULNESS: cos’è e cosa non è”,si è voluto invitare il lettore ad una maggiore chiarezza, consapevolezza sulla mindfulness, al fine di rifuggire da “cuochi e ricette” che promettono risultati miracolosi in “tempo 0”. Se è vero che il protocollo MBSR ed altri (della durata di 2 mesi), hanno avuto risultati molto incoraggianti, non va mai dimenticato che la mindfulness è più che un metodo uno stile di vita fondato sulla pratica continua, l’osservazione costante di sè e dei 7 pilastri che la sorreggono.