Cosa nasconde la difficoltà a lasciar andare? La vita è un cambiamento continuo e andare avanti significa anche lasciarci alcune cose alle spalle. Se non lo facciamo, queste, finiranno solo per essere una zavorra che graverà il nostro cammino.
Non a caso, è uno dei 7 pilastri su cui J. Kabat-Zinn poggia la mindfulness. Molto spesso lasciare andare non significa rinunciare o dimenticare, ma semplicemente sentirsi grati per quello che abbiamo vissuto e girare pagina consapevolmente scegliendo di conservare le esperienze buone, lasciando dietro di noi le emozioni che ci mantengono bloccati e ci fanno stare male.
Ma allora, se lasciarsi alle spalle qualche brutta esperienza fa così bene, cosa nasconde la difficoltà a lasciar andare?
Il timore della perdita
A volte, ci aggrappiamo in maniera ostinata, e non sempre inconsapevole, a ciò che chiaramente ha dato segnale di non voler essere più trattenuto.
Si pensi alla fine di una relazione per volere di uno dei due partner: in questi casi, è tipica la ricerca ossessiva di una risposta alle proprie insicurezze (“Perché non mi ami più?”, “Cosa posso fare per riconquistarti?”) o, al contrario, il tentativo disperato di cambiare l’altra/o, basato sulla malsana convinzione che “Tutto sarebbe diverso se solo X …”
Credere che amare richieda tanto dolore, è una chiara espressione della difficoltà a lasciar andare e a riconoscere che una relazione sana è libera da forzature, dipendenze e manovre finalizzate a tenere all’oscuro il partner per adattarlo al nostro egoismo.
Nei casi in cui si subisce una perdita, non necessariamente legata alla morte, la difficoltà a lasciar andare è strettamente connessa all’accettazione di sentimenti dolorosi, dai quali tendenzialmente ci si difende mediante l’evitamento o la repressione.
Permettersi di provare fino in fondo le proprie emozioni, anche se indesiderate, significa darsi la possibilità di incontrarle e di riconoscerle, concedendo loro la libertà di esprimersi in tutta la loro pienezza.
L’illusione di una vita perfetta
Spesso aspiriamo a delle situazioni ideali che crediamo possano farci sentire “sicuri, orgogliosi, appagati” e per le quali viviamo in un continuo stato di tensione, per poi scoprire, una volta raggiunte, quanto poco influenti fossero sul nostro livello di benessere.
Tutto questo genera un forte senso di frustrazione e, non di rado, una totale diffidenza verso ciò che accade nel presente (“Niente è come dovrebbe essere!”), ragione per cui spesso inneschiamo un circolo vizioso fatto di continui ritorni al passato e proiezioni future, che ci porta a perdere completamente il piacere di vivere nel “qui ed ora”.
Paura di uscire dalla comfort zone
Lasciar andare può spaventare a tal punto da costringere l’individuo ad ancorarsi a persone, legami o situazioni che pur procurando sofferenza, mantengono lo status quo e danno l’illusione di conservare un certo “equilibrio”.
Cambiare è rischioso, apre all’ignoto e l’ignoto contrasta con il bisogno di sicurezza tipico di chi ha difficoltà a lasciar andare. Tendenzialmente, chi si barrica nel “ho sempre fatto così”, vive il cambiamento come una minaccia, piuttosto che come un’opportunità di crescita.
Al contrario, riuscire a comprendere che, in quanto essere umani, siamo costantemente in evoluzione, ci consentirebbe di sintonizzarci con la mutabilità delle cose e di scoprire che “aggrapparsi” a ciò che si ha, solo per paura del cambiamento, è altamente rischioso per il proprio benessere fisico e psicologico.
Lasciar andare è cambiare
Spesso pensiamo che non ci sia relazione tra quello che accade nel corpo e quello che accade nella mente. Invece, se ristabilimao l’originario senso di unità possiamo accorgerci che i movimenti del corpo sono speculari a ciò che proviamo nella mente.
Aggrapparsi è uno dei movimneti in cui è più facile cogliere la connessione corpo – mente ed è uno dei movimenti antagonisiti del lasciar andare è un “atto d’ingresso nel cambiamento” (N. Cinotti). Al contrario, afferrarsi è cercare di bloccare il flusso del cambiamento.
Per aiutarci a lasciar andare, possiamo far affidamento su 2 ali che ci permettono di volare tra gli alti e bassi della vita:
- la cosapevolezza, percepire e accettare le esperienze dolorose senza giudizio e con equanimità;
- l’autocompassione, a scanso di equivoci, non è autoindulgenza bensì sviluppare una connessione positiva con sé stessi, promuovendo la gentilezza e la comprensione di sé durante i momenti difficili.
Conclusione
Cosa nasconde la difficoltà a lasciar andare è un misto di bisogno di controllo, perfezionismo, timore della perdita e del cambiamento. Come possiamo aiutarci a lasciar andare? Oltre all’uso delle due ali su richiamate, è importante riflettere su alcune delle cose che dobbiamo imparare a lasciar andare:
- Dobbiamo rinunciare alla necessità di controllare tutto e tutti perché chi reclama libertà personale per crescere deve, d’altro canto, essere capace di offrirla. Infatti, il rimuginare e il non lasciar andare altro non sono che il riflesso della nostra ostinazione a mantenere il controllo su ciò che ci accade.
- Rinunciare alla necessità di avere sempre ragione perché altrimenti non sarà possibile far spazio a qualcosa di nuovo da imparare.
- Non rimanere aggrappati al passato perché in questo modo non sarà possibile vivere nel qui e ora della propria vita.
- Lasciare andare rancori, rabbia, competizione, ostilità perché sono emozioni e sentimenti dannosi che impediscono di godere a pieno del presente.
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