Immagina di avere davanti a te una bambina o un bambino spaventato oppure in preda alla rabbia. Probabilmente la prima cosa che faresti sarebbe cercare di calmare il suo stato emotivo e poi, una volta tornata la calma, l’invito sarebbe di tornare a giocare. Ossia tornare a divertirsi, rischiare, sbagliare, vincere e perdere.
Di fatto faresti quello che dovrebbe fare un buon genitore: confortare ma poi stimolare alla scoperta, all’esplorazione al divertimento. Peccato che con noi stessi non facciamo così. Anzi, facciamo proprio l’opposto: una volta che ci siamo spaventati rimaniamo a lungo barricati nella nostra paura. A volte tanto a lungo che non torniamo più a divertirci davvero.
Perché?
I sabotatori della gioia
La gioia è il più potente fattore di crescita e di stabilizzazione dell’attenzione. Purtroppo ha tre nemici che stanno nascosti nelle nostre difese e che, per questo motivo, ci stanno anche molto simpatici. Le difese sono utili ma, a un certo punto dovremmo smetterla. Cioè sono utili fino a che è necessario. Dopo diventano dei veri e propri fardelli che hanno un notevole costo energetico. Purtroppo, diventando adulti incominciamo ad abusare di tre sistemi:
- aspettative,
- avversione
- e la generalizazzione.
Non preoccuparti: te lo spiego facile facile 😉
Inizia questa simpatica triade le aspettative, quello che ci fa dire che le cose non dovrebbero andare così e, se non vanno così è colpa nostra, perché dovremmo avere il potere di ottenere quello che vogliamo (potere, peraltro, pericolosissimo).
Segue l’avversione, la modalità più primitiva: una volta mi ha fatto male qualcosa e quindi non mangio più quella cosa. Ha salvato intere popolazioni primitive che hanno iniziato a provare avversione verso cibi che li avevano fatti stare male. È qualcosa di simile al disgusto ed è davvero difficile andare oltre il disgusto. Infatti l’effetto collaterale (e dannoso) più forte è il rifiuto dell’esperienza. Dietro alla fatidica frase “prima devo capire e poi decido” spesso si nasconde una bella avversione infiocchettata da intelligenza.
L’avversione è un animale famelico e si nutre di “ipergeneralizzazione”, anche questa un temibile nemico della gioia. È una memoria che, a partire da un episodio che ha suscitato avversione si attiva ogni volta che accade qualcosa di simile e, a volte, anche se non accade qualcosa di simile rimane come un fermo immagine. Una relazione è andata male? Non credo che le relazioni possano andare bene.
Cosa fare per portare Gioia nella propria Vita
Divertirci non è solo piacere ma anche eccitazione, rischio, imprevisto, è uscire dagli schemi, scoperta, curiosità. È vivere e non solo sopravvivere. Quanto tolleriamo il rischio, la scoperta e la curiosità?
Se siamo dei genitori affettuosi nei nostri confronti dovremmo stimolarci a correre qualche rischio, ad andare oltre i nostri limiti perchè vivere con questi tre personaggi che ci “mettono al sicuro” ma ci esauriscono le forza non è una bella prospettiva.
E tu come stai a capacità di stimolarti e non solo di confortarti? Quali attività che ti danno energia inserisci nel tuo piano settimanale? Quanto spazio lasci all’imprevisto?
Compassione e Valori
Una domanda chiave è “di che cosa ho bisogno?” questa domanda è interessante perché può andare ad alimentare la modalità difensiva oppure quella di scoperta. Se alimenta la modalità difensiva finisce per rinforzare l’avversione. Se alimenta la modalità di scoperta potrebbe farci fare un salto: il passaggio dai bisogni ai valori.
“Se vuoi conoscermi veramente, non chiedermi dove vivo, o che cosa mi piace mangiare, o come mi pettino, ma chiedimi per che cosa sto vivendo, in dettaglio, e chiedimi che cosa mi trattenga dal vivere pienamente per le cose per cui io voglio vivere.” Thomas Merton
Cos’è che rende la vita degna di essere vissuta? Ci basta arrivare a fine mese sani e salvi? In molti casi questa è già una fortuna che suscita gratitudine ma in molti altri casi desideriamo di più, Vogliamo una vita che abbia senso, che ci assomigli. Vogliamo prenderci cura di noi stessi non solo in senso basilare ma con saggezza e compassione. Per questo abbiamo bisogno di conoscere qualcosa in più dello stretto necessario. Abbiamo bisogno di saper guardare alle nostre esigenze con saggezza e compassione, esplorando gli ostacoli interni ed esterni che ci tengono lontani da quella pienezza di vita che desideriamo. Abbiamo, in una parola, bisogno di tornare ad esplorare per uscire dall’imbuto dell’esaurimento in cui chiudiamo la nostra vita quando siamo solo in modalità difensiva.
Conclusione
Cosa fare per portare Gioia nella propria Vita? In primo luogo, riconoscere i sabotatori che si attivano. In secondo luogo, essere disposti ad uscire dalla comfort zone. Infine e molto importante, avere costanza e pazienza: nessun cambiamento degno di questo nome avviene con uno schiocco di dita così come con una seduta di psicoterapia o sessione di coaching (men che meno, passando da imbonitori e fantomatici guru). Abbi fiducia in te, segui la strada della conoscenza e se proprio senti la fatica di questo cammino, consultati con un professionista. Vivi Bene!
