“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”. Questa frase, attribuita a Martin Luther King Jr., ci fa riflettere che non sempre alla paura corrisponde la fuga e, soprattutto, che può essere un’occasione di crescita personale.

La paura è un’emozione potente. Ci sono diverse paure (del vuoto, dei ragni, parlare in pubblico…), tutte sono parte normale della vita e nessuna può esser catalogata come giusta o sbagliata.
Il problema sorge quando neghiamo una paura o sviluppiamo attaccamento ad un bisogno. Ciò che si desidera è “stare al sicuro” ma ciò implica che le cose non cambino, che non usciamo dalla nostra zona di comfort perdendoci le tante opportunità che la vita offre.

Se invece consideriamo le paure come alleate, il discorso cambia; per esempio, potremmo interpretarle come un segnale che stiamo cercando di evitare qualcosa di inevitabile a cui la vita ci mette di fronte. Con questo approccio abbiamo il vantaggio di vivere la paura come dono per divenire più completi.
Integrare le proprie paure richiede, innanzitutto, divenire consapevoli che la maggior parte di esse sono frutto di convinzioni mai messe in discussione.
La paura, salvo alcuni casi (es.: il pericolo di esser aggrediti), generalmente non riguarda un fatto che sta accadendo nel “qui ed ora” semmai a “possibili eventi futuri”. Essa si basa sulle convinzioni che abbiamo più che su ciò che sta accadendo.
Ad esempio, se sono convinto che non posso far affidamento sugli altri, non sto basandomi su ciò che accade ma lo sto “profetizzando” sulla base di esperienze passate che mi hanno convinto che “tutte le persone” che incontro mi deluderanno “sempre”.
Tutte le volte che impieghiamo termini assoluti (sempre, mai,..) stiamo limitando il nostro futuro e facendo accadere proprio ciò che avrei voluto evitare (nell’esempio, la delusione).
Se riusciamo a capire che la paura non si basa sulla realtà bensì su una narrazione che nel tempo si è sedimentata in noi, abbiamo fatto un passo importante.
Cosa possiamo fare per affrontare la paura?
1. individuare il bisogno e la convinzione che raccontiamo a noi stessi;
2. mettere in discussione la convinzione;
3. concentrarci su un aspetto di noi stessi che vogliamo sviluppare.
Nei paragrafi successivi affronto ciascun punto.
1. Identificare il nostro bisogno.
Il primo passo da fare è sondare quali paure abbiamo e come le abbiamo sviluppate. Quanto segue è un breve esercizio con cui ti accompagno ad esplorare la fonte della tua maggiore paura.

Ricavati 20 minuti ininterrotti in un posto dove non sarai disturbato. Poi, pensa ad un comportamento che vorresti far tuo (es.: dire di no alle richieste dei tuoi colleghi) ma che vivi come un ostacolo insormontabile. Per funzionare, devi avvertirlo come un comportamento utilissimo, qualcosa che ti farebbe “voltar pagina” nella vita professionale e/o familiare e che implica un cambio significativo. In breve, un comportamento a cui aspiri ma non riesci a mettere in atto.
Di seguito, un esempio per facilitare l’esplorazione del cambiamento:
a) scrivi un comportamento desiderato (es.: vorrei prendere parola nell’equipe medica di cui faccio parte)
b) immagina di porre in essere questo comportamento desiderato, scrivi: cosa potrebbe accadere? (es.: potrebbero pensare che ho detto una banalità)
c) se ciò si avverasse (es. precedente), scrivi: quale sarebbe la conseguenza peggiore che potrebbe accadere? (es.: potrebbero pensare che non sono all’altezza del mio ruolo)
d) se ciò si avverasse (es. precedente), scrivi: cosa accadrebbe di drammatico (es.: mi sentirei esclusa, indesiderata)?
Se hai avuto il coraggio di esplorare a fondo, potresti esser arrivato ad una delle 4 paure che segue:
– restare soli, abbandonati
– sentirsi fagocitati dagli altri
– non avere controllo sulla propria vita
– noia, sentirsi imprigionati.
Pensi di aver esplorato a sufficienza la tua paura più grande? No? Allora prosegui con la domanda: “se questa conseguenza si avverasse, scrivi: quale sarebbe la la conseguenza peggiore che potrebbe accadere?”
Nell’esempio considerato (dire di no alle richieste dei tuoi colleghi), abbiamo toccato la paura di esser abbandonati.
2. Mettere in discussione la convinzione.
Uno dei modi più efficaci per generare una trasformazione personale sta nell’identificare la convinzione su cui poggia la nostra paura.

Queste storie non sono altro che costruzioni mentali ma noi le trattiamo come se fossero fatti incontrovertibili.
Le convinzioni potrebbero essere vere… oppure false. Il grande vantaggio di mettere in discussione queste credenze è di renderle esterne a noi, farne oggetto di osservazione sul quale possiamo sviluppare un punto di vista “diverso”.
Prova a riflettere sulla paura che hai identificato nel precedente step: su quali basi l’hai costruita? Cosa temi? (nell’esempio precedente, paura di essere abbandonato).
Queste credenze sono basate su esperienze dirette (vissute in passato), indirette (sentito dire) o immaginarie. Comunque sia, non c’è la certezza che si verificheranno nel prossimo futuro. L’esplorazione ed il riscontro di queste convinzioni possono aprire scenari inediti come il superamento dei limiti che hai inconsapevolmente creato e liberare così il tuo potenziale.
Esplorare e riscontrare significa mettere in discussione ogni convinzione “limitante”, come se appartenesse a qualcun altro.
Di seguito, una sequenza utile per mettere in discussione la convinzione:
a) quando hai sviluppato questa convinzione?
Prova ad andare indietro nel tempo ed individua quell’esperienza (diretta, indiretta o immaginaria) che ti ha fatto sviluppare quella supposizione.
b) quali conseguenze crei se continui a credere in questa supposizione?
Le storie che ti racconti diventano profezie autoavveranti. Come ti comporti con gli altri? Che reazioni stimoli negli altri? Quale comportamento diverso potresti assumere?
c) quali probabilità ci sono che questa supposizione si verifichi se adotti un nuovo comportamento?
Immagina che, invece di re-agire come hai sempre fatto in passato tu adotti un nuovo comportamento: cosa accadrebbe?
d) dimostra il contrario della tua convinzione.
Per esempio: “nessuno mi aiuta quando io ho bisogno”, trova momenti della tua vita in cui, invece, hai ricevuto aiuto.
3. Integrare le qualità del bisogno opposto al vostro.
Il terzo ed ultimo passo per affrontare la paura sta nel concentrarsi su un aspetto di noi che vogliamo sviluppare. Per quanto potrà apparire strano, chi ci mette in difficoltà può rappresentare un “maestro di vita” in quanto possiede quelle qualità che non sono ancora sviluppate in noi.

Se hai paura di perdere il controllo, dovrai apprendere ad apprezzare il cambiamento e lasciarti andare. Ti potrebbe aiutare una domanda tipo: “che cosa realizzeresti se riuscissi ad abbracciare il tuo bisogno per l’imprevisto senza preoccuparti di quanta incertezza dovrai affrontare?”
Dovremmo iniziare a considerare la paura come una grande amica.
Spesso, le esperienze “trasformanti” sono quelle che ci mettono in contatto con una nostra paura profonda. Una volta percepita questa, abbiamo l’opportunità di fare una scelta importante: guardarla in faccia, passarci attraverso ed integrare qualche aspetto che prima non c’era stato possibile fare.

Il regalo che la paura ci fa è quello di apprendere a individuare una qualità che possiamo integrare e che ci rende più completi.
Ad esempio, se ho sempre vissuto in modo organizzato posso apprendere a vivere una giornata senza programmarla.
Più integriamo aspetti di noi che abbiamo negato (o che non ci siamo dati il permesso di vivere) più la nostra esperienza della vita diventa appagante e creativa.