Il tempo ci appare come una clessidra incontrollabile: qualunque cosa facciamo, i granelli di sabbia scorrono inesorabili. Non possiamo agire sulla clessidra né accelerarla né tanto meno farla tornare indietro e questo, talvolta, è fonte di problemi, soprattutto perché è vivere nel presente che crea le opportunità!

Spesso abbiamo la tendenza a crogiolarci nei ricordi, a rimestare nel passato ma anche a proiettarci nel futuro ed immaginare cosa faremo o saremo domani. Tutto ciò è comprensibile. A una condizione però: che queste due tendenze non compromettano la qualità dell’attenzione e dell’agire nel momento presente.

Un buon rapporto con il tempo è essenziale per vivere bene. Tutti i saggi della storia ce lo ricordano: il presente è il solo momento creativo. Quando parlo dell’azione che si può (e deve) compiere nel presente non mi riferisco solo al lavoro ma anche a quei momenti di feconda pausa di riflessione. Taluni vivono male il presente perché sono tormentati dai ricordi del passato o, al contrario, paralizzati dal timore per l’avvenire.

I “lacci” del Passato

Integrare il passato non significa dimenticarlo. Tuttavia, è importante calmare le emozioni turbanti vissute in occasione dell’avvenimento che, se persistono rischiano di avere un impatto negativo sulla nostra vita. Integrare il passato significa ricordarsene ma senza rimuginare di continuo sui ricordi, belli o brutti che siano.

In particolare, dobbiamo prestare attenzione ai rimorsi. Tutti abbiamo commesso degli errori, rimpiangerli è legittimo, riconoscerli è fondamentale per non ricascarci ma un errore nel passato non può essere cancellato! Il rimorso (così come l’odio, il risentimento, il rancore) è un “veleno” che uccide più o meno lentamente, impedisce di mobilitare nel presente le energie necessarie a cambiare per offrire la nostra migliore versione.

Chi scrive non sottovaluta le ferite dovute a errori nostri e/o ingiustizie subite, inflitte. Tutti ci portiamo dei “pesi” ma con il tempo possiamo imparare a guarire per poter voltare pagina. Non è facile e spesso per riuscirci abbiamo bisogno di chieder aiuto per poterci riconciliare con il nostro passato e così vivere il presente per creare opportunità.

Boris Cyrulnik, (medico, etologo, neurologo e psichiatra francese) ha enfatizzato il concetto di resilienza. Un termine derivato dal latino resilio che significa “saltare all’indietro”; in altre parole, rimbalzare e resistere alla deformazione. La nozione è stata ripresa dalle scienze umane per designare la capacità del nostro spirito di ritrovare la “forma” dopo un trauma. La resilienza è il processo che permette di “metamorfosare” la sofferenza (Cyrulnik). E’ una delle leggi della vita: un trauma può divenire l’occasione per cercare dentro di sé risorse interiori più profonde, insospettate, per risalire la china. Con questo approccio mentale costruttivo il dolore da un senso al nostro presente: gli insuccessi passati divengono apprendimenti per i successi futuri.

I “timori” del Futuro

La facoltà di “intossicarci” la vita non è prerogativa solo del passato. Il futuro può essere non da meno! Tutti abbiamo una propensione a proiettarci in avanti che, di primo acchito, appare positiva. Questo può renderci felici finché sogniamo, sostiamo nel nostro immaginario al punto di trascurare il presente che è “il momento” in cui possiamo agire (se vuoi approfondire, leggi questo articolo). In altre parole, non facciamo nulla affinché questi sogni si avverino!

Sognare è importante ma è bene diffidare dei sogni che costituiscono una specie di surrogato del reale e possono impedirci di agire chiudendoci nella fantasia e cullandoci in dolci illusioni. Altre proiezioni possono condurre a un blocco: angoscia o ansia, per esempio. Ci sta preoccuparsi del domani, essere previdenti, soppesare gli ostacoli ma la cosa micidiale è la paura del futuro. La tendenza a vedere il tempo che verrà come disseminato di mine “anti successo” pronte a farci saltare alla prima occasione. Questa percezione può essere molto forte e renderci infelici nel presente

E’ il caso dello studente che prepara l’esame convinto di non farcela; l’innamorato convinto di essere respinto; il lavoratore certo che non avrà la promozione. Questo atteggiamento ha la conseguenza di impedire di trarre qualunque giovamento dal presente in quanto lo spirito è assorbito nella paura del domani (mentre per altri è “legato” ai rimorsi del passato).

Inoltre, il pensiero negativo (in proposito, si veda questo articolo) ha grosse probabilità di generare proprio l’evento temuto (vedi, sindrome di Cassandra). Siete certi di fallire il vostro obiettivo? A forza di sostenere ciò, vi comporterete in modo che questo si avveri. Il modo in cui si visualizza un evento futuro può influire sull’evento stesso. Se ci presentiamo ad un colloquio di lavoro dopo aver immaginato che questo si svolgerà nel migliore dei modi, saremo in condizione di esprimere la migliore versione di noi stessi.

Il potere del pensiero positivo è stato assimilato soprattutto nel mondo dello sport. Per questo, quasi tutti gli atleti di alto livello praticano tecniche di “visualizzazioni“: si vedono nell’atto di vincere ed è accertato che tale visione aumenta le probabilità di vittoria.

Concludendo, per costruire e godere appieno della nostra vita dobbiamo metterci nella condizione ideale. Come fare? Vivere il presente per creare opportunità. In questo ci possono venire in aiuto gli Stoici che avevano predicato come atteggiamento mentale quello che in greco si chiama presochè, ossia la concentrazione sul momento presente sciolto dai lacci del passato e dai timori per il futuro. Insistevano sul valore infinito del momento presente, hic et nunc, il “qui ed ora”, il solo su cui – ed in cui – possiamo agire. Solo l’istante presente ci consente di “cogliere l’attimo” per godere di una vita piena di opportunità.