La “sfiga”, sovente, è il frutto di un’approccio mentale non costruttivo che limita le nostre opportunità. Il pessimismo è una scelta e per superarlo, il primo passo, è rendersene conto. Come?

Per diventare più consapevoli dei nostri pensieri limitanti e dei relativi schemi non dobbiamo far altro che ascoltare ciò che (ci) diciamo.


A volte ci etichettiamo come incapaci, indegni di essere amati… e con questi pensieri negativi scateniamo in noi delle emozioni (ad es.: ansia, frustrazione, rabbia,…) che si rivelano poco produttive in quanto vediamo il mondo circostante come qualcosa di avverso a noi limitando le opportunità per rendere migliore la nostra vita.

Di seguito, alcuni schemi di pensiero limitante che spiegano in che modo la mente distorce la percezione di circostanze ed eventi attorno a noi facendoci dare un’interpretazione per nulla obiettiva.

1 . Ricorso eccessivo alla generalizzazione.

 Può condurre ad una visione molto restrittiva della vita. Se vedi una donna avere un’improvvisa reazione emotiva ed arrivi alla conclusione che tutte le donne si agitano per un nonnulla allora rischi di acquisire uno schema riduttivo che penalizzerà la qualità delle tue relazioni con le donne. Riconosci l’uso dello schema dall’impiego di un linguaggio che ricorre ad espressioni tipo: “qualsiasi”, “tutti”, “nessuno”.


2. Bianco o Nero. 

E’ quando vedi solo gli estremi perdendo di vista le sfumature che accompagnano ogni interpretazione.. Esiste solo: bello o brutto, intelligente o scemo,…Riconosci che stai usando questo schema per il ricorso eccessivo ad avverbi quali “sempre”, “mai”.

3. Filtro mentale.

E’ la tendenza a focalizzarsi su un elemento, solitamente negativo, escludendo gli altri. Il singolo dettaglio diviene chiave di lettura di tutto il contesto. Il capo fa dei complimenti ed aggiunge una richiesta; noi la interpretiamo come una nostra mancanza e ci rimuginiamo sopra dimenticandoci degli elogi ricevuti.

4. Personalizzazioni.

E’ quando si fanno delle comparazioni, favorevoli o sfavorevoli, verso se stessi. Il metro di giudizio del nostro valore sono gli altri (“è più bella di me” / “sono più intelligente io”). Un altro tipo di personalizzazione è quando si diviene la causa di tutto quanto accade intorno a noi (il team dei venditori rischia di non raggiungere gli obiettivi mensili e noi ci leggiamo una critica al nostro operato).

5. Etichettare.

Mettere etichette aiuta ad incasellare (se stessi) e gli altri. Il limite è che impedisce di vedere le persone (e noi stessi) in tutta la propria varietà.

6. L'(ab)uso del verbo dovere.

Lascia intendere una mentalità rigida, basata su regole che devono essere eseguite (es.: non si deve parlare degli assenti). Le regole sono giuste ed indiscutibili, base per giudizi inappellabili: se un marito ritiene che la moglie deve essere sempre rintracciabile al cellulare durante il giorno, se non lo fosse è poco amorevole. Lo stesso schema può essere applicato a se stessi e sarebbe ancor più duro (es.:per esser un buon figlio devo chiamare mia madre tre volte al giorno).

Conclusione

I nostri pensieri influenzano le nostre azioni e di conseguenza i risultati che otteniamo.
Pensieri “limitanti” portano a risultati insoddisfacenti e questo accade perché i pensieri che sviluppiamo circa noi stessi e le nostre abilità, influenzano le nostre convinzioni e di conseguenza il livello di risorse interiori a cui possiamo attingere.

Gli step elencati sopra sono utili, sebbene non esaustivi, per monitorare i propri schemi mentali e rivederli in funzione di ciò che massimizza il nostro potenziale.

Acquisire nuovi punti di vista (che è quanto offre il coaching) è come dotarsi di nuovi ed utili strumenti con cui operare nella vita, professionale e personale, in modo più efficace. Come diceva A. Maslow “Se l’unico strumento che hai in mano è un martello, ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo”.